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Una storia di mancata sterilità

Cara lettrice, nell’articolo di oggi ti racconto la storia di Claudia Gentili conosciuta su Instagram con il nome sterilipercaso. Nel suo profilo cerca di portare positività e speranza a tutte quelle donne che per svariati motivi pensano di non poter rimanere incinta. Nel racconto a seguire scopriremo come ha smentito una sentenza di sterilità, conclamata da professori e ginecologi, attingendo alle sue risorse interne e con qualche aiuto (naturale e non). 

Ecco il racconto di Claudia:

Dopo due anni di infruttuosi tentativi di dare una forma all’amore tra me e mio marito, test di ovulazione, esami apparentemente normali, mi sono ritrovata a fare un esame dal nome impronunciabile per vedere come erano messe le mie tube: l’isterosalpingografia

L’esito della isterosalpingografia a parere del medico parlava chiaro: con delle tube così sarebbe stato difficilissimo, praticamente impossibile rimanere incinta naturalmente, perché c’era un impedimento meccanico, bisognava saltare le tube con l’aiuto della procreazione medicalmente assistita.

Ci siamo quindi subito rivolti a un prestigioso centro di PMA. In questa soluzione avevamo intravisto un primo spiraglio di speranza per realizzare il nostro sogno, data la mazzata che ci aveva dato l’esame alle tube.

Il primo colloquio per la PMA e i brutti scherzi della paura.

Il professore che ci prese in carico per intraprendere questo percorso, durante il primo colloquio, che avrebbe dovuto essere un colloquio conoscitivo della coppia, ci parlò di numeri, di statistiche, ci fece capire che data la mia età era solo questione di tentativi, perché a 36 anni l’amh (l’ormone antimulleriano che indica la riserva ovarica) sarebbe stato probabilmente buono.

Ci vennero fornite informazioni fredde, standardizzate e autoreferenziali e un bel discorso su come quello fosse uno dei centri migliori della regione, se non d’Italia, corredato da numeri e statistiche.

 Ogni volta che provavo a fare domande per entrare nello specifico della nostra coppia venivo liquidata con delle risposte frettolose, facendomi sentire come uno dei tanti utenti che avrebbero poi fatto parte delle loro statistiche.

Fui subito invitata a fare gli esami per controllate l’amh e gli altri ormoni come l’FSH (l’ormone follicolo stimolante che indica la bontà degli ovuli). In meno che non si dica avevo un ago infilato nel braccio per un prelievo, una lista di esami genetici e non che io e mio marito avremmo dovuto fare per intraprendere il percorso e il secondo appuntamento già fissato. 

La paura di far passare troppo tempo, e quindi di diminuire le probabilità di riuscita, che ci aveva innescato quel colloquio ci spinse a procedere speditamente verso quella strada. 


Un’altra mazzata

Prima del secondo incontro per la PMA mi arrivarono gli esami ormonali e vidi subito che nell’amh c’era qualcosa che non andava… era molto basso: Amh= 0,3 gli altri ormoni però fortunatamente erano buoni.

Informandomi e facendo qualche ricerca avevo superato il dispiacere dell’esito di questi esami capendo che anche se gli ovuli erano pochi sembravano di buona qualità (avevo un buon FSH). 

Andammo quindi al secondo appuntamento e il Professore (da ora in poi lo chiamerò Egregio) mi freddò in questo modo: “Come avrà visto dagli esami non ci sono buone notizie, lei ha un amh bassissimo nonostante la sua età, ed è stato dimostrato che solitamente quando ci sono pochi ovuli sono anche di cattiva qualità”. 

In quel momento mi girai verso mio marito, vidi il suo viso dispiacersi, sentii una pugnalata allo stomaco e mi misi a piangere. Tutte le informazioni che avevo raccolto, che comunque l’fsh era buono, erano scomparse; il mio cervello era andato in blocco e riuscii solo a farfugliare singhiozzando: “ Ma ci sono speranze?”. 

La risposta che mi fu data fu questa: “è come se lei giocasse ad una roulette con 300 numeri, puntando su un numero”. Avendo io un’attitudine verso i numeri per deformazione professionale rincarai la dose: “Allora qualche speranza c’è?” facendo irritare l’Egregio che mi rispose: “ Mi fa sempre le stesse domande, gliel’ho già detto. Non le dico di non fare un tentativo perché non è ancora in menopausa… però… diciamo che si potrebbe procedere con l’ovodonazione, ma se vuole un tentativo lo possiamo fare, la stimolazione ormonale sarà sicuramente massima vista la situazione.”

Io continuai comunque con le domande: “non potrebbero essere sbagliati i risultati dell’esame?”. Qui l’Egregio mi guardò e mi rispose in maniera esaustiva, visto che quella domanda, seppur per lui ovviamente stupida, non l’avevo ancora fatta: “no, è impossibile, questo valore non cambia. Se rifà l’esame tutt’alpiù potrebbe venire fuori un amh dello 0,2… anziché dello 0,3… ma è un valore che non cambia”.

Ancora più disperati, diciamo che quella veramente disperata ero io perché Marco, mio marito, non si era fatto travolgere dallo sconforto come me, decidemmo di provarci comunque per vedere se avrei prodotto qualche ovulo. Continuammo quindi il percorso facendo gli ultimi esami genetici e prenotammo un altro appuntamento con l’Egregio nel quale mi avrebbero dato la cura ormonale. Insomma in un mese e mezzo, massimo due, il tempo di ricevere l’esito degli ultimi esami, avrei potuto iniziare la stimolazione ormonale. Mi veniva concessa questa possibilità nonostante nonostante io fossi un utente altamente difettato, in quanto l’Egregio mi aveva chiaramente detto che le possibilità erano quasi nulle (1 possibilità su 300 a suo avviso). Io mi sentivo in colpa: non solo avevo le tube chiuse, ero pure senza ovuli, non avevo neanche le carte per provarci con la PMA. 




Una svolta interiore inaspettata.   

Dopo alcuni giorni di disperazione, in cui mi sono messa a piangere ogni volta che parlavo della situazione con il marito, con la mamma e con le amiche è scattato dentro di me qualcosa di molto particolare e inaspettato. L’incazzatura. Mi sono letteralmente infuriata nei confronti dell’Egregio a cui avrei dovuto affidarmi per continuare nel percorso e ho realizzato questo: “Come posso fidarmi di una persona che non mi dà fiducia? Come posso pensare di riuscire con la PMA se la persona che dovrebbe aiutarmi non ci crede e opererà dandomi già per spacciata, con un’energia di sfiducia che contribuirà ad abbassare le mie probabilità? Perché questa persona mi ha valutata solo sulla base di un ormone mentre ce ne sono anche altri che vanno bene?”

E man mano che mi facevo queste domande mi arrabbiavo sempre di più dicendo a me stessa:  ”Io ti dimostrerò che riuscirò a rimanere incinta, che qualche ovulo ce l’ho. Io non ti permetterò di abbassare le mie probabilità.”. Altre frasi più colorite non le riporto…

Ho semplicemente deciso dentro di me di non convalidare una sentenza che non mi andava bene ed ho iniziato a mettere in atto una serie di azioni che avrebbero potuto sostenere la mia fertilità durante il percorso di PMA.

Iniziai a parlare con le persone, a fare ricerche sul web, a chiedere.

Ecco cosa ho fatto per aumentare le mie probabilità di rimanere incinta in modo naturale.

Un weekend con le amiche

Partii per due giorni con le amiche dove, oltre a tante chiacchiere ci concedemmo anche un percorso di meditazione che mi fece molto bene  al’umore: ho iniziato con quello che mi fa stare bene, ho iniziato da me stessa.

Rifare gli esami di testa mia

Anche se l’Egregio mi aveva detto che i risultati non potevano cambiare, decisi di andare in un centro di analisi privato e rifeci i dosaggi ormonali. L’FSH era sempre vicinissimo a quello iniziale, mentre l’AMH era molto meglio rispetto alla prima rilevazione che avevo fatto inizialmente al centro di PMA, dove era risultato di 0,3. Adesso l’amh era di 0,87. Ma come è stato possibile?! 

Ok, appurato, con tanto di prova numerica che i macchinari possono essere tarati diversamente e che le parole dell’Egregio non sono la verità assoluta, probabilmente il mio amh stava nel mezzo ed io ero ancora più decisa a cavalcare l’onda positiva. 

Iniziai a fare l’agopuntura per rilassarmi e prepararmi al meglio alla PMA


Trovai un medico agopuntore nella mia zona, specializzato in agopuntura per la fertilità perché avevo sentito dire da conoscenti che l’agopuntura può sostenere la fertilità aumentando le probabilità di riuscita della PMA.

Iniziai a mangiare bene

(e a far mangiare bene anche il marito visto che la cuoca sono io). In questo mi aiutò la dottoressa che mi fece l’agopuntura, che a differenza dell’Egregio, era partita da me, dalla mia salute generale. Mi consigliò di introdurre i semi nell’alimentazione, di aumentare la frutta e la verdura, di prediligere i cereali integrali etc. Secondo la Dottoressa la situazione non era così tragica, in fondo anche se l’amh era medio e l’fsh era buono.

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Il miracolo

Mentre attendevamo gli ultimi esami genetici per la pma successe il miracolo. Era passato un mese e mezzo dalla sentenza di infertilità decretata dall’egregio (ma non da me) che il ciclo non arrivava e dopo alcuni giorni di ritardo, feci il test di gravidanza, come tante altre volte, ma senza illudermi troppo, perché le altre volte era risultato sempre negativo. Questa volta però comparve una linea bella marcata! Non ci potevo credere.

Corsi subito la stessa mattina a fare l’esame delle beta nel centro di analisi che per me era diventato il miglior centro di analisi del mondo, visto che aveva restituito un esito dignitoso al mio amh… e dopo alcune ore andai a prendere il referto.

Lo aprii e chiesi all’infermiera: “Scusi non capisco: non c’è scritto né positivo, né negativo, cosa vogliono dire questi numeri?” E lei con un sorriso mi ripose: “ Congratulazioni è alla quarta settimana di gravidanza”. 

Quel giorno i pianti divennero di gioia e ai pianti si aggiunsero anche le risate.

Ecco la morale della mia favola, dove adesso io e la fagottina siamo alla trentacinquesima settimana, sperando che possa essere di supporto a tutte le donne e le coppie che stanno vivendo un percorso tortuose come il mio:

  • Non fermarti alla prima sentenza, e non convalidare le sentenze, specie se negative, perché siamo degli esseri talmente complessi che la fertilità non si può riassumere in un numero ma deve basarsi sulla salute generale dell’individuo.

  • Parti dal tuo benessere psicofisico, perché sei tu l’essere speciale che deve procreare.

  • A volte basta poco, qualche aiuto naturale, per smuovere la situazione. Scarica la guida gratuita “I cinque passi fondamentali per concepire naturalmente”.

Ovviamente non si può generalizzare perché ogni coppia ha la sua storia e ogni persona è a se; così come non si può escludere a priori l’aiuto della medicina, almeno, io fino alla fine non lo avevo escluso: molte coppie proprio grazie all’aiuto della PMA sono riuscite ad allargare la famiglia creando qualcosa di bellissimo.

Mi chiederai: “e l’Egregio cosa ha detto?” Bene, a parer mio non è degno di sapere come è andata a finire, primo perché non sarebbe in grado di gioire con me della bella notizia, secondo perché per dirglielo avrei dovuto prendere un altro appuntamento e rivederlo.


Questa storia raccontata da Claudia con tanta gentilezza e disponibilità può essere anche la tua storia!

Nulla è scontato nella tua vita, tutto può migliorare e cambiare anche le diagnosi mediche. Il mio lavoro di Consulente di fertilità naturale vuole essere un vero e proprio sostegno e forza durante la ricerca del tuo bambino. Certo, nessuno ha la bacchetta magica, nemmeno io! Però se senti che prima o poi diventerai mamma non lasciarti dire nemmeno dalla classe medica che sei sterile e non potrai mai diventare madre.

Esistono enormi quantità di stelle nell’universo…e non tutte sono visibili ad occhio nudo

Se anche tu vuoi raccontarmi la tua storia di lieto fine utilizzando metodi naturali per rimanere incinta mandami il tuo racconto a info@equilibriofemminile.com lo pubblicherò nella nuova rubrica “storie di fertilità”.


Gessica Boscarato

Naturopata, Floriterapeuta e Consulente di fertilità naturale